Il Progetto

le quattro vite della biblioteca di Francesco Maria II della Rovere
1. La fondazione a Casteldurante (1607)

Francesco Maria II della Rovere, sesto e ultimo duca di Urbino, è vissuto tra il 1549 e il 1631 incarnando perfettamente il ruolo di principe filosofo. Impiegava quotidianamente diverse ore nello studio e nella lettura e conduceva una vita piuttosto defilata rispetto alla capitale, avendo scelto come sua dimora prediletta Casteldurante e deciso, nel 1607, di impiantarvi una biblioteca di palazzo. A differenza di quella già esistente nel Palazzo Ducale di Urbino, a suo tempo voluta e corredata di manoscritti dal primo dei duchi Federico da Montefeltro, questa nasceva in un mondo ormai dominato dalla stampa e si compose principalmente di libri tipografici. I numeri parlano di quasi 14.000 volumi per una copertura pressoché universale del sapere disponibile allora, aggiornato grazie alla stampa e organizzato secondo una divisione tematica in settanta scansie. È noto attraverso diverse fonti che il duca si spese molto nello studio della filosofia, delle Sacre Scritture e che coltivava molte passioni di cui la biblioteca era specchio, da cui l’obiettivo degli studi di indagarne i contenuti. Rimase senza eredi a causa della tragica morte del rampollo Federico Ubaldo, scomparso a 18 anni nel 1623, allorché iniziò la lunga e dolorosa devoluzione del ducato allo Stato Pontificio. I beni andarono dalla nipote Vittoria, la quale non poteva ereditare il governo del ducato e sposò il quinto granduca di Toscana, portando l’eredità con sé a Firenze. infatti, quanto sopravvive della quadreria e delle collezioni roveresche è custodito in gran parte agli Uffizi. Seguendo le precise volontà testamentarie di Francesco Maria II i libri di Casteldurante andarono invece ai Chierici Regolari Minori del SS. Crocifisso, i quali stilarono un elenco di quanto contenuto nella biblioteca nel cosiddetto Ms. 50, oggi conservato presso la Biblioteca Universitaria Alessandrina insieme ai libri ducali, catalogo/inventario dell’allora biblioteca ducale.

2. Il trasporto della Libraria roveresca a Sant'Ivo alla Sapienza (1667)

I libri appartenuti al duca e ereditati dai Caracciolini furono presto attenzionati dagli Avvocati Concistoriali della Sapienza di Roma, i quali intravvidero in quel prezioso fondo il principio della erigenda biblioteca universitaria. Fu per volontà di Alessandro VII Chigi che la biblioteca appartenuta a Francesco Maria II venne trasferita da Urbania (già Casteldurante, cambiò nome nel 1636) e condotta a Sant’Ivo, antica sede dell’università, per essere collocata nel vaso progettato da Francesco Borromini. Il Salone monumentale attiguo alla chiesa di S. Ivo, all’interno del Palazzo della Sapienza sull’odierno Corso del Rinascimento, conserva ancora oggi nel nome “Sala Alessandrina” la memoria della sua originaria funzione di biblioteca, sebbene i fondi lasciarono quella sede a partire dal 1937, quando furono traslati nella nuova sede presso la Città Universitaria.

3. Il Fondo della Biblioteca Universitaria Alessandrina nella Città Universitaria (1937)

Negli anni ’30 la Biblioteca Alessandrina seguì le sorti della Sapienza e si trasferì nella nuova sede della Città Universitaria con il conseguente trasporto di tutti i libri custoditi a Sant’Ivo. I volumi antichi furono mobilitati nel 1939, compresi quelli appartenuti all’ultimo duca di Urbino, da allora collocati nei depositi della nuova sede nel Palazzo del Rettorato, sulle scaffalature progettate dall’architetto Marcello Piacentini.
Il Fondo Urbinate dell’Alessandrina con il suo patrimonio librario è anche scrigno di un corpus vastissimo di incisioni contenute nei volumi e oggetto primario delle indagini di Immaginare i Saperi. A partire dal Ms. 50, dunque dalla proiezione dell’antico posseduto della biblioteca di Casteldurante, si può ricostruire l’identità delle singole scansie (o sottoscansie) e studiarne il contenuto, soprattutto sotto il profilo iconografico, per ricostruire l’immaginario di un principe della Controriforma come Francesco Maria II.

4. Il progetto "Immaginare i Saperi: tutte le immagini di una biblioteca"

Il progetto di ricerca Immaginare i Saperi, ideato nel 2018 da Massimo Moretti, prevede l’esame sistematico del patrimonio iconografico custodito nei libri appartenuti a Francesco Maria II della Rovere, identificando, catalogando e mettendo in connessione le immagini librarie con le collezioni roveresche e con il vissuto del sesto duca. Gli studi sulle immagini, iniziati nel 2018, hanno seguito un metodo preciso di “ricerca circolare” il cui scopo è quello di muovere dalla singola incisione per analizzarne il contesto di nascita, di diffusione, la fortuna o la derivazione, il rapporto con la produzione artistica e artigianale, seguendo un moto centrifugo dal libro, alla biblioteca, al ducato e via discorrendo. Ciascuna immagine catalogata confluisce nel database, il cui scopo è quello di divulgare il patrimonio iconografico della biblioteca ducale, di esplicitarne i contenuti, le relazioni, di fornirne i dati tecnici. Al progetto partecipano tesisti, dottorandi, tirocinanti, assegnisti di ricerca e studiosi che introducono competenze diverse al fine di incrementare le conoscenze sull’immaginario di Francesco Maria II. Per la catalogazione delle immagini, infatti, è necessario uno studio più ampio sui volumi della scansia che richiede talvolta un approccio multidisciplinare che assecondi la natura della raccolta libraria e agevoli la ricostruzione del caleidoscopio iconografico della biblioteca. Il database nasce come naturale strumento per la consultazione del materiale in modo agile, continuamente implementabile e che con le sue funzioni renda la ricerca fruttuosa e efficace.