Una donna circondata da raggi luminosi ha i piedi su un falcio di luna e tiene in braccio un bambino. Come dichiara l'autore, Giovanni Maria Tarsia, nelle pagine iniziali della sua opera, la prima immagine è la più importante perché è il fondamento di tutta l’opera. Si tratta della Visione di San Giovanni: la donna dell’Apocalisse. Una donna vestita di sole, con la luna sotto ai piedi e sul capo una corona di dodici stelle, arriva e sconfigge il dragone con sette teste che stava per divorare suo figlio. L’illustrazione corrisponde alla descrizione di Giovanni nel modo in cui viene elaborata da Tarsia: la donna emana raggi luminosi, ha uno stretto falcio di luna ai suoi piedi e tiene in braccio un bambino. La corona non è particolarmente dettagliata. Iconograficamente, a partire dalla metà del Quattrocento, la Donna dell’Apocalisse tende a fondersi con l’immagine di Maria come nuova Eva che schiaccia il serpente del peccato e si evolve nelle varie forme che andranno a significare l’Immacolata Concezione. Questa illustrazione potrebbe essere stata ispirata dalle incisioni con l’Immacolata di Albrecht Dürer che differiscono solo per l’acconciatura: le incisioni tedesche, infatti, presentano una Vergine con i lunghi capelli sciolti. Questa tipologia iconografica, ovvero la Vergine Immacolata come Donna dell’Apocalisse ha ispirato molte composizioni. Due esempi cronologicamente vicini a questa illustrazione e geograficamente collocabili nella zona urbinate sono: l’Immacolata Concezione di Federico Barocci, dipinta per la Chiesa di San Francesco a Urbino nel 1575 e l’Immacolata Concezione di Giorgio Picchi, dipinta nel 1582 per la Chiesa di San Francesco di Casteldurante. All'interno di questo libro c'è anche un'altra illustrazione in cui la Vergine viene rappresentata come Donna dell'Apocalisse (12-13 [2] 19. 61).

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