In un paesaggio in cui compaiono alcune rocce, elementi di vegetazione e delle mura cittadine un uomo con i capelli e la barba lunghi si intrattiene vicino a un angelo che gli indica qualcosa. In alto a destra viene rappresentata una carovana. Questa immagine non è correlata con il testo in cui viene posizionata perché in questo capitolo Tarsia si sofferma sulle cure che la Vergine rivolge al bambino appena nato e sul rapporto che Gesù intrattiene con il suo padre adottivo, Giuseppe. Probabilmente questa immagine proviene dall’apparato illustrativo di un Antico Testamento e rappresenta una delle tante miracolose apparizioni angeliche veterotestamentarie. Potrebbe trattarsi, per esempio, dell’episodio della Genesi (32, 23-32) in cui Giacobbe combatte con l'angelo. Nella narrazione biblica egli si trova in prossimità del Giordano e deve far passare una carovana, quella visibile nella parte destra dell'incisione, dall'altra parte del fiume per poter proseguire il suo viaggio. Dopo aver fatto passare la carovana con uomini, donne, bambini e bestiame rimane da solo e lotta con un uomo fino allo spuntare dell'aurora. Alla fine del combattimento l'uomo benedice Giacobbe con un nuovo nome “Israele" che significa colui che ha combattuto con Dio e con gli uomini e ha vinto.

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