Titolo Proprio: Aspide [Aspis]
Autore: Ignoto
Soggetto: Aspide
Collocazione: c. 5v
Classificazione: Medicina
IconClass: 25F42
Datazione Certa: 1536
Tecnica: Xilografia
Dimensioni (altezza x base, centimetri): 6,4 x 5,5
Tag: serpenti, morso , veleno,

L’aspide è un serpente noto fin dall’antichità per la sua natura velenosa e letale. Secondo Isidoro di Siviglia, il nome stesso deriva dal greco aspis, che egli interpreta come “veleno”, a indicare l’essenza tossica e micidiale dell’animale. Secondo la leggenda, quando un incantatore tenta di evocare un aspide con parole magiche, il serpente, per non udire l’incanto, tappa un orecchio con la coda e preme l’altro contro il suolo, rendendosi sordo e così inaccessibile alla volontà dell’uomo. Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia, dedica all’aspide numerose osservazioni anatomiche. Egli riferisce che i suoi denti, lunghi e ricurvi verso l’interno come zanne di cinghiale, non sono trattenuti da gengive, ma da una sottile e resistente membrana. Anche dopo la morte, i denti rimangono saldamente fissati. Due piccoli condotti posti nella parte superiore della bocca permettono l’iniezione del veleno, secondo un meccanismo analogo a quello dello scorpione. Il morso dell’aspide è considerato immediatamente attivo e capace di diffondersi molto rapidamente nel corpo della vittima: la pelle perde colore, subentra un torpore generalizzato, il corpo si raffredda, le palpebre si abbassano fino alla chiusura totale, e si cade in un sonno profondo che precede la morte. Il veleno, oltre alla rapidità d’azione, è anche caratterizzato da una particolare resistenza ai rimedi tradizionali. Plinio afferma che il collo degli aspidi, una volta colpito, non risponde ad alcun trattamento, se non al contatto con alcune parti dello stesso animale. Nella letteratura magico-medica si tramanda che il veleno possa talvolta essere neutralizzato con parole magiche, oppure mediante l’estrazione di una gemma che si formerebbe naturalmente sulla fronte del serpente. Per ottenere questa gemma, tuttavia, sarebbe necessario catturare l’aspide mentre dorme o si trova in stato di quiete, condizione che si verifica raramente. In alternativa, il morso può essere trattato con un impiastro composto da calce, miele e olio, secondo alcune fonti medico-erboristiche. Rispetto alla vipera, l’aspide è generalmente di dimensioni inferiori, ma molto più rapido e tossico.
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Bibliografia:
1) Hortus sanitatis, quatuor libris hæc quæ snbsequuntur complectens. De animalibus & reptilibus. De auibus & volatilibus. De piscibus & natatilibus. De gemmis & in ueuius terræ nascentibus. Omnia castigatibus, quam hactenus uidere licuit, id quod aequus lector ex collatione facile peruidere poterit. Appositus est index, ..., Argentorati, per Mathiam Apiarium, 1536 - (c. 5v)
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