Titolo Proprio: Obelisco
Autore: Ignoto
Collocazione: (c. 101r)
Classificazione: Arti liberali e varie
IconClass: 25I153
Datazione Stimata: 1590
Tecnica: Calcografia
Tecnica calcografica: Acquaforte
Dimensioni (altezza x base, centimetri): 22,2 x 15,9
Tag: obelisco , basamento, bassorilievo, Hypnerotomachia
L’immagine, decorativa, ritrae un obelisco, avente alla base del fusto un bassorilievo classicheggiante parzialmente occultato dal fogliame. Alla base del bassorilievo compare un sole, mentre al di sopra di esso poggiano tre sfingi. Accanto fluttua un braciere acceso. L’obelisco poggia su una colonnetta a base quadranta recante l’iscrizione “DIVINAE INFINITAEQ TRINITATI VNIVS ESSENTIAE”. Essa poggia a sua volta su due gradini che sovrastano una fascia decorata con motivi geometrici e vegetali, recante cinque ovali, tre maggiori e due minori. Nel minore di destra si vedono due monti che sorreggono un ramo di ulivo, dovrastati da tre stelle. L’ovale è tagliato nel mezzo da una fascia recante una croce a braccia patenti. Il secondo ovale minore contiene al suo interno un albero sovrastato da una stella e l’iscrizione “VT SEMPER VIVAT”. Il primo ovale maggiore reca al suo interno un tabernacolo luminoso sormontato da una croce, sotto di esso un cartiglio con l’iscrizione “ET SI LATEO ELVERO”. L’ovale maggiore centrale ospita l’Arca in mare con l’iscrizione “DESVPER”. L’ultimo ovale maggiore contiene una cicogna che si reca in picchiata presso un altare, portando nel becco una tartaruga. Un cartiglio recita “FRANGO NE FRANGAR”. Lo stesso obelisco compare, senza la fascia istoriata, nell’incisione di Brambilla, a sostegno dell’intera struttura del bassorilievo. Maarten Delbeke fa notare che l’immagine dell’obelisco deriva dall’Hypnerotomachia Poliphili, dove compare come simbolo della Trinità, come simbolo di passato, presente e futuro, esattamente come il bassorilievo stesso. L’obelisco inoltre, aggiunge Delbeke, simboleggia la lenta ascesa dell’uomo verso una più alta conoscenza. Nell’Hypnerotomachia, inoltre, continua Delbeke citando Francesco Colonna (1999) è “misterioso, [...], sempre in
equilibrio, indistruttibile e incorruttibile”. L’obelisco viene così associato al rilievo stesso che, per Vivio, ricorda Delbeke, nell’unità di pittura e scultura nella cera colorata, si configura come “rappresentazione dell’universo di Dio totalizzante e stratificata”.
Bibliografia:
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