Titolo Proprio: Frontespizio in cornice figurata
Autore: Ignoto
Collocazione: frontespizio
Classificazione: Arti liberali e varie
IconClass: 48C142 (+31), 48A (+622), 48C161, 31A (+1), 33A (+0)
Datazione Certa: 1530
Tecnica: Xilografia
Dimensioni (altezza x base, centimetri): 19 x 13
Tag: alchimia, panteo, trismegisto,
L’immagine del frontespizio raffigura un’elaborata cornice ricca di elementi architettonici classici, con il titolo all'interno di un bordo architettonico inciso in legno stampato in nero e giallo, piuttosto inusuale per l’epoca. La funzione di questo grande frontespizio istoriato è sicuramente decorativa ma anche in parte descrittiva, in quanto sembra alludere al contenuto del testo nel quale emerge una «Quaestio Alchemica», bastata sulla polemica contro l’alchimia tradizionale verso una nuova disciplina denominata da Panteo con un neologismo «Voarchadumia». Nella cornice si possono inoltre distinguere una serie di iscrizioni che decorano il frontone e la trabeazione, esse recitano: «AVLA PVRIFICATIONIS AURI» e «NON SINE SALE & NON SINE ARGILLA» in riferimento ai processi di trasformazione alchemica della materia. Alle iscrizioni si aggiungono dei cartigli ai lati e nella parte inferiore, che assume la forma di una predella, essi recitano vari nomi tra i quali quelli di medici e alchimisti del passato, cristiani, arabi ed ebrei: «Maria Morienvs» che allude a «Morienes Romnvs» il cui ritratto compare nel Frontespizio del testo Oswald Croll, Basilica Chymica del 1624 conservato anch’esso in BUA, seguono i nomi di «Posinvs» e «Rhodianvs». All’interno del prospetto architettonico con capitelli corinzi e due putti, sono presenti, nella parte inferiore, sette figure sedute in semicerchio, tra le quali emerge il ritratto dell’autore Panteo seduto in basso al centro in trono, circondato da una serie di uomini dotti in conversazione tra cui «Tvbalchain» a sinistra e sul lato opposto «Hermes» con un turbante ossia «Hermes Trismegistos Aegiypti», il cui ritratto si può osservare nel frontespizio prima citato del libro di Oswald Croll schedato nelle pagine successive. Queste ultime due personalità, l’arabo Tubalcain ed Ermete egiziano, detto Mercurio Trismegisto, vengono considerate da Cesare Ripa i fondatori dell’alchimia. Al primo, considerato il vero inventore dell’«Arte Fabrile», o arte del fuoco viene attribuita l’introduzione della permutazione e separazione dei metalli con la finalità di trasformarli in oro, pratica chiamata per la prima volta proprio dagli Arabi, «Alchimia» o «Alchemia». Al secondo, Ermete Trismegisto, è invece attribuita dal Ripa l’invenzione di tutte le Arti Liberali e Meccaniche. I tre dotti, circondati da altri privi del nome identificativo, tengono in mano dei cartigli che recitano partendo da destra: «cum arg. uiuo», «cum oleo uitri», «cum auro fusuo». La gestualità ricorda quella della «Disputatio scolastica» caratterizzata dal computo digitale che in ambito iconografico riguarda le scene in cui santi e sante sono intenti a discutere le verità della fede attraverso l’uso del gesto, utile ad illustrare il metodo di ragionamento in linea con la tradizione aristotelica che accordava un valore prioritario alle forme argomentative. In questo caso l’arte oratoria dei soggetti potrebbe essere riconducibile al dibattito in cui si era inserito l’autore del testo, Giovanni Agostino Panteo, un oscuro prete veneziano, il quale dopo aver pubblicato a Venezia nel 1518 un trattato alchemico intitolato «Ars trasmutationis metallicae» conservato in BUA, prese successivamente le distanze dalla materia alchemica stessa, sostenendo che la «Voarchadumia», termine da lui coniato con parole caldaiche ed ebraiche a significare «Oro raffinato due volte», sorta dall’unione di «Archimia» e «Sophia», fosse la sola vera arte della trasmutazione dei metalli e la sola vera saggezza.
Bibliografia:
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