L'opera di Eugenio Raimondi presentata in questa edizione del 1626 è corredata da un capitolo dedicato alla Villa che contiene indicazioni, consigli, rimedi e raccomandazioni su come gestire le colture e gli animali. Questa incisione è relativa a questa parte di testo e mostra infatti una fanciulla scalza, con la veste mossa dal vento, che manovra un’aratro tirata da due buoi al giogo e li incalza con una bacchetta. Si tratta della personificazione di Cerere, dea tutrice della fertilità dei campi contraddistinta dalla corona di spighe tra i capelli, suo tipico attributo.
Procedendo verso il fondo la composizione è divisa in due metà da un albero su cui lavora un uomo intento nella potatura. Nello spazio che si crea tra la scala e l’albero, un altro uomo sta lavorando il terreno col vanga. A destra, un agricoltore brandisce un coltello con una mano e con l’altra trattiene un fuscello piantato a terra su cui si arrampica una pianta. Probabilmente anche lui sta potando.
Dall’altra parte dell’albero, a sinistra, un agricoltore procede alla semina tenendo il cestino con le sementi sul braccio destro e usando il sinistro per spargerle al suolo.
Dietro di lui su un campo ordinato in filari due uomini sono al lavoro con le zappe.
Sullo sfondo si intravede un villaggio addossato ai piedi di un’alta collina mentre il alto gli uccelli si librano in volo.
L’immagine si direbbe un’allegoria dell’autunno a giudicare dalle azioni che stanno svolgendo i lavoranti, tipiche di questa stagione.

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